Un progetto innovativo rende l’arte ceramica di Castelli accessibile anche a persone cieche e sorde, trasformando un museo in uno spazio di incontro, relazione e inclusione: la bellezza diventa davvero un diritto per tutti.
di Sara Domenici
Loreto Aprutino – In un tempo in cui l’accesso alla cultura rimane ancora troppo spesso un privilegio, il Museo Acerbo delle Ceramiche di Castelli ha lanciato un messaggio chiaro e potente: la bellezza appartiene a tutti e deve poter essere vissuta da tutti.
Lo ha fatto il 23 dicembre 2024, nella cornice della Chiesa di San Pietro Apostolo, durante l’evento di presentazione delle ceramiche tattili e parlanti, una nuova e significativa tappa nel cammino verso l’inclusione culturale.
Promosso in collaborazione con il Servizio Nazionale per la pastorale delle persone con disabilità della CEI, l’evento ha visto la partecipazione di numerose figure istituzionali, politiche e religiose. Tra i presenti, Suor Veronica Donatello, responsabile del Servizio CEI e voce autorevole nel promuovere una pastorale inclusiva, ha sottolineato come l’arte possa diventare linguaggio universale, capace di abbattere barriere sensoriali e culturali, restituendo a ciascuno il diritto di “sentirsi parte”.
Le ceramiche tattili e parlanti sono opere progettate per essere fruite non solo con la vista, ma anche attraverso il tatto e la voce narrante, grazie a soluzioni tecnologiche e creative sviluppate da esperti come Dino Angelaccio, Carlo D’Aloisio e Odette Mbuyi.
Questo tipo di fruizione rende le opere accessibili a persone cieche, ipovedenti e sorde, ma non solo: promuove una cultura dell’accessibilità che riguarda tutti, perché invita ogni visitatore a vivere l’arte in modo più profondo, multisensoriale, partecipativo.
L’iniziativa è stata accolta con entusiasmo anche da rappresentanti dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti, dell’Ente Nazionale Sordi, da autorità locali e regionali come il Presidente della Provincia di Pescara Ottavio De Martinis, il sindaco Renato Mariotti e l’Assessore alla Cultura de L’Aquila Ersilia Lancia. Un sostegno trasversale che testimonia la forza e la necessità di un progetto che va oltre l’ambito museale.
Un impatto culturale e sociale che cambia la prospettiva
L’introduzione di opere tattili e parlanti in un museo non è solo un adeguamento tecnico, ma un cambiamento di visione culturale: significa riconoscere che la fruizione dell’arte non può più essere pensata secondo uno standard unico ed escludente. Si tratta di un’evoluzione etica, prima ancora che estetica, che sfida il concetto elitario di bellezza e lo riconsegna alla collettività.
Sul piano sociale, progetti come questo creano spazi in cui le persone con disabilità non sono visitatori “accompagnati”, ma protagonisti autonomi dell’esperienza culturale. Questo sposta il baricentro del museo da luogo da “guardare” a luogo da “incontrare”, dove la cultura è relazione, ascolto, e dove il linguaggio dell’arte diventa davvero inclusivo.
In un piccolo borgo come Loreto Aprutino, che da sempre custodisce un prezioso patrimonio artistico, questo evento ha avuto un valore simbolico ancora più forte: dimostrare che anche i centri minori possono guidare innovazione e inclusione, diventando modelli replicabili a livello nazionale.
Il progetto delle ceramiche tattili e parlanti è dunque molto più di un adattamento museale: è una scelta politica e culturale e una risposta concreta al diritto alla bellezza, che appartiene a tutti.
Conclusioni
L’iniziativa del Museo Acerbo rappresenta un passo concreto verso una cultura capace di includere senza differenze, di valorizzare ogni sensibilità, e di aprirsi a nuove modalità di espressione e fruizione.
In un mondo che ha ancora bisogno di imparare a guardare con occhi diversi, progetti come questo ci ricordano che l’accessibilità non è un favore, ma un criterio di civiltà.
È nelle scelte quotidiane e nei piccoli gesti di apertura che si costruisce una società equa, in cui la bellezza non è solo esposta, ma condivisa.
