La “Crocifissione Bianca” di Chagall fruibile da tutti: un’esperienza artistica senza barriere

20 Gennaio 2025

Per la prima volta, un capolavoro di Chagall è stato proposto in una versione tattile, parlante e in lingua dei segni, aprendo l’esperienza artistica anche a persone con disabilità sensoriali. Un progetto che ha unito arte, tecnologia e inclusione sociale.

di Sara Domenici

Roma – Nel cuore della capitale, al Museo del Corso – Polo Museale, un capolavoro assoluto della pittura del Novecento ha abbracciato una nuova dimensione: inclusiva, sensoriale, universale.

LaCrocifissione Bianca di Marc Chagall, opera carica di significato storico e spirituale, a Gennaio 2025 è stata proposta in una versione accessibile anche a persone con disabilità visive e uditive, segnando un passo decisivo verso un modo nuovo di vivere e condividere l’arte.

Chagall e il grido della storia

Realizzata nel 1938, subito dopo i tragici eventi della Notte dei Cristalli — avvenuti tra il 9 e il 10 novembre e rappresentativi di una violenza antiebraica diffusa nel contesto nazista e in molte parti d’Europa — la “Crocifissione Bianca” va ben oltre il semplice valore artistico: si fa portavoce di una denuncia profonda contro ogni forma di persecuzione e di guerra.

Chagall fonde la figura di Cristo crocifisso – simbolo universale di dolore e redenzione – con il dramma collettivo vissuto dalla comunità ebraica, di cui egli stesso faceva parte. In questo dipinto, i simboli della tradizione ebraica e cristiana dialogano in modo profondo e poetico, fondendosi in una riflessione potente sull’esilio, la violenza e la speranza.

Ma se il messaggio di Chagall è rivolto all’umanità intera, l’accesso a quest’opera, fino ad oggi, non era davvero per tutti.

Un progetto che rompe le barriere

Per la prima volta, la “Crocifissione Bianca è oggi fruibile anche da chi non può vederla o sentirla, grazie a una riproduzione tattile, parlante e in lingua dei segni, frutto di un lavoro intenso che ha coinvolto per oltre sei mesi figure professionali di ambiti diversi.

Accanto al capolavoro originale è stata installata una versione accessibile dell’opera, pensata per offrire un’esperienza sensoriale immersiva e rispettosa della diversità umana.

Questa iniziativa, fortemente sostenuta da Fondazione Roma, è stata realizzata grazie alla sinergia tra professionisti del mondo dell’arte, della tecnologia, dell’accessibilità e della pastorale per le disabilità. Tra i protagonisti del progetto, spiccano i nomi di Dino Angelaccio, Odette Mbuyi e Carlo d’Aloisio Mayo, progettisti e collaboratori dell’installazione, insieme a rappresentanti del MAC (Movimento Apostolico Ciechi), dell’ENS (Ente Nazionale Sordi), del Ministero della Cultura e della CEI.

Un impatto sociale profondo

Il vero cuore di questo progetto non è solo l’innovazione tecnica (anche se rilevante), ma l’impatto culturale e sociale che esso genera. L’opera di Chagall, che già parla di sofferenza, inclusione, spiritualità e resistenza, diventa una metafora viva dell’accessibilità universale.

Quando un’opera d’arte si rivolge anche a chi è spesso reso invisibile dalla società, l’inclusione si trasforma in valore culturale. L’arte autentica non crea distanze: accoglie, unisce e rafforza il senso di appartenenza.

L’iniziativa si colloca in un cammino più ampio voluto dalla Fondazione Roma, che mira a far dialogare un numero sempre maggiore di opere della collezione permanente con pubblici diversi, abbattendo ogni barriera.

A partire da marzo, verranno attivati anche nuovi percorsi guidati pensati specificamente per cinque target di pubblico con disabilità: cognitiva, spettro autistico, Alzheimer, non vedenti e non udenti.

Un’opera da toccare, ascoltare, comprendere

La riproduzione è costruita per essere davvero “inclusiva”: posizionata su un supporto inclinato di 30 gradi e posta a 85 cm da terra, può essere facilmente esplorata con le mani da persone in sedia a rotelle e anche dai bambini.

Superfici a rilievo, texture differenti, scritte in braille e in alta leggibilità, font accessibili anche a persone con dislessia, QR code tattili che attivano audioguide, sottotitoli e lingua dei segni: ogni elemento è pensato per abbattere le barriere fisiche, cognitive e linguistiche.

Questo approccio non si limita a “semplificare” l’esperienza artistica, ma ne potenzia il significato, trasformando la visita in un atto di partecipazione. L’arte supera il semplice sguardo, diventando un’esperienza da vivere e comprendere con tutti e cinque i sensi.

Un dono simbolico per il Giubileo

L’intero progetto sarebbe culminato in un momento altamente simbolico: il 28 aprile 2025, in occasione del Giubileo delle persone con disabilità, la riproduzione dell’opera sarebbe stata donata a Papa Francesco come segno tangibile dell’impegno verso un’arte senza barriere. Purtroppo, con la sua scomparsa, il Papa non potrà accogliere questo dono così speciale, che rimane però un forte simbolo di inclusione e speranza per tutti.

Conclusioni

L’arte, nella sua forma più autentica, è un linguaggio che unisce. Questo progetto dimostra che rendere un’opera accessibile non ne riduce il valore, ma lo amplifica, aprendo nuovi spazi di comprensione e dialogo.

Non si tratta solo di abbattere barriere fisiche o sensoriali, ma di riconoscere il diritto di ogni persona a partecipare pienamente alla cultura e alla bellezza. È un segnale potente, che invita a ripensare il modo in cui ci rapportiamo all’arte e, più in generale, alla società stessa.

In un’era di divisioni e disuguaglianze, questa versione della Crocifissione Bianca di Chagall è più di un’opera da ammirare: è un messaggio di solidarietà e ottimismo verso il futuro.

Essa ci ricorda che l’inclusione non è solo un ideale astratto, ma una pratica concreta capace di trasformare gli spazi comuni in luoghi di incontro. Guardare all’arte con occhi più aperti significa anche imparare a vedere il mondo con maggiore empatia, riconoscendo il valore e la dignità di ognuno di noi.

In fondo, questo progetto ci sfida a riflettere sul potere trasformativo dell’arte, capace di parlare non solo alla vista, ma a tutti i sensi e, soprattutto, al cuore.

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